Epsilon Indi “WHEREIN WE ARE WATER”

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Epsilon Indi “WHEREIN WE ARE WATER”

Epsilon Indi

WHEREIN WE ARE WATER

BitBazar / Audioglobe in uscita il 3 settembre 2012

La notizia. La lunga attesa è finita: dopo 13 anni di (apparente) silenzio, torna una delle band di culto del panorama
alternativo italiano con un nuovo lavoro discografico. A settembre sarà infatti pubblicato “Wherein We Are Water”,
attraverso il quale gli Epsilon Indi ci presentano il risultato dell’esplorazione di nuovi percorsi creativi, che come sempre la
band riesce a condurre mantenendo un coerente legame con i precedenti “viaggi artistici”. Sarà dunque più che mai
interessante scoprire dove li ha condotti questa volta la loro curiosità creativa…

L’album. Il 3 settembre esce l’ottavo lavoro degli Epsilon Indi su etichetta BitBazar, distribuito da Audioglobe.
L’elemento attorno al quale è costituito “Wherein We Are Water” è l’acqua, così attuale anche nei suoi risvolti geopolitici.
L’acqua non ha forma, ma assume la forma di ciò che la contiene; questo aspetto le conferisce libertà di azione o meglio
libertà di essere: non ne cambia la natura, in quanto la sua essenza rimane intatta pur cambiando fisionomia. L’acqua, poi,
fluisce in superficie come in profondità, non si arresta mai. Questo le conferisce potenza, nel suo duplice aspetto: può
essere l’onda che travolge come la goccia che corrode la roccia, cosicché la sua energia può essere espressa sia nell’agire
che nel perseverare. Nelle “pieghe” dell’album troviamo questa stessa adattabilità. Musicalmente ci troviamo infatti davanti
ad un lavoro fluido, pieno di chiaroscuri e di colpi di scena. Le canzoni hanno la loro libertà di azione mutando stile lungo
tutto il disco. Oltretutto – novità significativa per il gruppo – i testi sono in inglese, strumento al servizio delle linee
melodiche e ritmiche. E sono proprio questi gli elementi sui quali anche dal vivo viene posta la maggiore attenzione, più
che in passato quando il loro live era caratterizzato dalla forma “concerto-spettacolo”.

In questo lavoro i colori musicali di riferimento per le nuove composizioni di Epsilon Indi potrebbero essere collocati tra
Brian Eno e The Cure passando per Rachel Unthank e Divine Comedy, ma qualcuno potrebbe ritrovarvi gli stravaganti e
ricchissimi arrangiamenti di Sufjan Stevens. Questo lavoro risulta così pieno di sfaccettature e riflessi che collocarlo in un
genere sarebbe forse forviante: la musica ed il linguaggio per immagini degli Epsilon Indi sono semplicemente la musica ed i
segni del nostro tempo, amati, digeriti, assimilati e rielaborati a tal punto da diventare altro.

Conclusione.In conclusione dire “Dove Noi Siamo Acqua” rappresenta dove noi ci sentiamo, dove ci riconosciamo
come l’acqua nel nostro intimo, come e quando ci esprimiamo come l’acqua nella nostra vita.

Tracklist. Il disco si apre con “Dawn”, manifesto dell’intero lavoro, un brano che parte in un atmosfera un po’ cupa che si dissolve
grazie al crescendo finale, aprendo la strada alla strumentale “La Fenice”, dalla melodia accattivante, immersa in un
situazione di semplice schiettezza. Forse si tratta di un pezzo fuori dal coro in questo disco, ma non essere prevedibili è da
sempre una peculiarità degli Epsilon Indi. “Shine” è il primo singolo estratto da “Wherein We Are Water”, supportato dal
video – realizzato dagli stessi Epsilon Indi – incentrato sul tormentato volto di , la voce di molti brani del
gruppo. “Clouds and Other Things” è un brano lento e contorto, un pezzo che sembra non finire mai non avendo – a
prima vista… – una struttura ben definita. Qui la voce di Alessandro Brunosi intreccia con le complicate armonie di
pianoforte ed archi costruite da Sergio De Vito.

L’atmosfera si fa rarefatta con “Just a Game” dove spicca l’accesa ritmica di Giulio Caneponi. Il brano volge al termine
con un cambio di situazione, tipico della formazione romana, e prepara alla marziale andatura che contraddistingue “Rainy
Day”
. Le lunghe liriche di Simone Bertugno vengono interpretate quasi “teatralmente” dalla sua voce profonda.
Ancora un cambio di atmosfera per far spazio ad un brano leggero, quasi evanescente come “Unreal”, che si presta
felicemente alle fantasticherie divertite della band.
Giungiamo così al secondo episodio strumentale del lavoro, “Blinking Hands”, un brano che ci porta su territori esplorati
dagli Epsilon in passato. La parte centrale, con il dialogo tra le mani e il basso di Antonio Leoni, ci culla sulla superficie di
quell’acqua che viene evocata in tutto il lavoro. Si nota anche la presenza alle tastiere di Armando Rossetti.
“We are Water” è il brano che da’ il titolo all’album, una ballata struggente e romantica, semplice nella sua elaborata
delicatezza: è il brano che prepara il finale, tutto in crescendo, del disco.

Il trittico conclusivo si apre con un terzo strumentale “Ocean Lullaby”, lungo, tormentato, pieno di cambi e di colpi di
scena, un brano che potrebbe essere l’ideale colonna sonora per un racconto teatrale o una pièce di danza. Qui la
vicinanza quasi trentennale tra Antonio Leoni e Sergio De Vito offre un esempio di come un brano possa evolversi
in maniera impalpabile. Arriva quel fulmine a ciel sereno che è “Blurred Soul”, una scossa d’energia, oltre ad un
esperimento compiuto mettendo le parole al “frullatore” da Alessandro Bruno, il tutto magistralmente sostenuto dalla
ritmica incalzante di Antonio Leoni al basso e di Giulio Caneponi alla batteria. Questo brano secco e duro ci
traghetta verso il finale “The Rainbow’s End” in un crescendo emozionale struggente e tragico. Il cerco si chiude dopo
un’ora di ascolto serrato.

Biografia.Gli Epsilon Indi nascono artisticamente a Roma nel 1987 dalla fusione tra una compagnia di teatro-danza e un gruppo
musicale. La commistione delle arti è nel DNA della formazione, ed è quest’attitudine a portarli in maniera naturale a
dedicarsi non solo alla realizzazione di album e concerti – che ne sono rappresentazione multimediale – ma anche alla
sonorizzazione di pièce teatrali, spettacoli di danza, film per il cinema, cortometraggi, documentari.
Gli Epsilon Indi non sono mai stati una band nel senso classico del termine. Il gruppo può essere considerato come una
factory, un posto immaginario dove il lavoro del singolo – compositore, musicista, danzatore, regista, attore, pittore,
scultore, scenografo, grafico… un artista, insomma, con uno spiccato interesse per la sperimentazione e la ricerca musicale
e visiva – trova sempre una collocazione ed il riscontro in un progetto comune.
La formazione ha attraversato questi ultimi anni, così difficili per la cultura in Italia, portando avanti innumerevoli progetti. In
questo percorso, “Wherein We Are Water” segna non tanto un punto d’arrivo quanto l’ennesima svolta artistica nella
storia di un gruppo “culto” che, silenziosamente ma in maniera efficace, traccia il proprio segno nel panorama musicale, e
non solo italiano.

Gli Epsilon Indi avevano col tempo sempre più affinato il loro stile di concerto-spettacolo, riuscendo a creare una “scatola
dei sogni” che prende vita sera dopo sera, coinvolgendo ed emozionando lo spettatore nelle loro esibizioni nei romani
Teatro Vittoria, Teatro dei Satiri, Teatro Furio Camillo, Casa del Jazz, Alpheus, Villa Ada, Teatro al Parco, come pure al
Teatro Romano di Ostia Antica e Palazzo Giustiniani Odescalchi a Bassano Romano.
Nel lungo lasso di tempo trascorso tra l’ultimo “Crystal Soup” del ’99, hanno visto la luce numerose colonne sonore per
spettacoli di teatro-danza, documentari e partecipazioni a compilation per associazioni no profit. L’ultimo, in ordine di
tempo, è stata la partecipazione alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2010 con “PER QUESTI
STRETTI MORIRE”, il docufilm di Isabella Sandri e Giuseppe Gaudino, la cui colonna sonora è stata favorevolmente accolta
alla critica specializzata, e che ha segnato il sodalizio con l’etichetta BitBazar.

2017-06-21T13:30:22+00:00 September 3rd, 2012|Categories: Epsilon Indi, Marketing e comunicazione|